Ultimo aggiornamento: 25 May 2021
Scheda a cura di: Cracco G.
Nel settembre 1773, Emel’jan Ivanovi Pugačëv, un cosacco del Don disertore e fuggiasco, giunto sulle rive dello Jaik, dà inizio alla sua rivolta, spingendo a insorgere, dagli Urali al medio Volga, russi, cosacchi, baškiri e tartari. Sulla scorta di preziose fonti locali e della più aggiornata storiografia internazionale,Marco Natalizi si addentra in un contesto regionale multiforme restituendo una nuova interpretazione di una ribellione, la pugačëvsčina, che coinvolge popolazioni di diversa etnia e religione e investe l’intero impero russo. L’autore dimostra come il sentirsi «orfani» di un potere paterno, ritornato ad abbandonare i propri sudditi in balia del ceto nobiliare, e il senso di insicurezza denunciato nell’Assemblea legislativa di Caterina II abbiano portato gruppi dagli interessi più diversi a ribellarsi allo Stato cateriniano. Ne emerge un quadro in cui la visione dei ceti popolari trova, a livello folklorico e religioso, una rappresentazione nell’«impostura di Pietro III», mentre sul piano politico si traduce nel rimpianto per un modello statuale in grado di assicurare il controllo della nobiltà e la protezione dei sudditi. E questo nel contesto di un impero divenuto terreno per esperienze diasporiche e per comunità culturali per le quali modelli di riferimento come l’etnia o la difesa delle autonomie esercitavano ridotta attrattiva. Spaziando dallo studio dei miti e dell’immaginario collettivo all’analisi delle ragioni politiche e sociali che determinano la rivolta, quest’originale studio della pugačëvsčina illumina a un tempo il fenomeno delle ribellioni, le radici lontane della cultura popolare e le caratteristiche profonde di un mondo percorso, allora come oggi, da turbinosi cambiamenti.
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