Ultimo aggiornamento: 25 May 2021
Collection: Byzantina Sorbonensia
Le pubblicazioni sul monachesimo bizantino sono tutt’oggi ancora piuttosto esigue, a dispetto del grande interesse storico di questo fenomeno e delle sue numerose prospettive di ricerca. Questo volume rappresenta dunque un passo importante nella storia degli studi sul monachesimo, inteso come fenomeno ampio e dalle molteplici implicazioni nella società. Il volume si compone di due parti distinte: nella prima sono raccolti alcuni contributi presentati al XX Congresso Internazionale di Studi Bizantini di Parigi; nell’altra trovano posto saggi recenti dedicati alla seconda fase dell’iconoclasmo. Nondimeno, in questa struttura bipartita, la linea comune risulta chiara: attraverso i risultati delle ricerche più recenti sul monachesimo offrire una chiave di lettura più ampia per la comprensione dei fenomeni politici e sociali del mondo bizantino. E ciò grazie al fatto che la documentazione relativa al monachesimo a Bisanzio è straordinariamente ricca e si presta a differenti approcci. Come osserva infatti Michel Kaplan nell’introduzione, accanto alla storia propriamente politica - relativa cioè ai circoli di potere della capitale così ben documentati dalla storiografia ufficiale – il monachesimo è la parte meglio conosciuta della società bizantina “en raison des sources relativement abondantes qu’il nous a laissées. Pour autant, le champ de la recherche reste quasi infini» (M. Kaplan, Introduzione, p. 9).
Il volume presenta alcune novità programmatiche:
la prima è quella di risalire ai luoghi geografici in cui il monachesimo si è
sviluppato all’interno dell’ecumene bizantina e che non sono stati ancora studiati.
Tra questi luoghi vi è senza dubbio il deserto di Gareja, terra di martiri nel
sud-est della Georgia, un sito rupestre fondato nel VI secolo e che divenne,
nel corso del tempo, uno dei maggiori centri di pellegrinaggio della regione
(Z. Skhirtladze). Insieme ai
luoghi, anche i personaggi del monachesimo devono essere riscoperti partendo
dalle origini: D. Krueger, sulla scorta dell’archetipo della biografia
monastica,
Che i monaci dell’epoca protobizantina siano stati implicati nella vita politica e sociale del proprio tempo non è più una novità. Ma ciò che lo studio di P. Hatlie ci rivela è il paragone possibile fra le fazioni dell’Ippodromo - sia di Costantinopoli sia di altre città provinciali – e i monaci, intesi come gruppo capace di opporsi alle autorità politiche e religiose. Monaci e fazioni erano evidentemente gruppi di pressione differenti ma che svilupparono strategie e armi politiche comparabili, il che permette di mettere a fuoco alcune regole di base della contestazione politica in epoca protobizantina. Ma, mentre le fazioni del circo col tempo si eclissarono, i monaci ritrovarono a più riprese nel corso della storia bizantina la loro forza di opposizione politica.
A un’analisi di tipo onomastico, ovvero alla metonomasia, è dedicato il contributo di due studiose,
A.-M. Talbot e S. McGrath, che insieme hanno approntato
una lista dei nomi assunti dai monaci al momento del loro ingresso in monastero
nei secoli IX-XII. Indagando le principali caratteristiche di questo fenomeno,
che si attesta pienamente solo durante il secolo IX, si osservano i legami fra
questa abitudine e i modelli di santità più amati in ciascun periodo. Mentre infatti gli Studiti adottano un’ampia
gamma di nomi desunti da oscuri eroi delle prima era cristiana, nei secoli
successivi tali nomi tendono a cadere in disuso a favore di nuovi nomi che
divengono popolari. Oltre all’onomastica, altri metodi di indagine possono
tentarsi anche in relazione allo studio dell’economia dei monasteri, che si
basa principalmente sui documenti d’archivio, sulle carte di fondazione e sui
documenti della pratica. M. Kaplan
tenta un approccio integrato fra questi tipi di fonti attraverso alcuni esempi
illustri, come