Ultimo aggiornamento: 18 January 2023
Scheda a cura di: Meriggi B.
“Scrive bene Giuseppe dell’Agata – che nel curare questa ultima, incompiuta, fatica di B. Meriggi ha reso omaggio, anche a nome di altri slavisti italiani, ad un maestro prematuramente scomparso – che “il libro si presenta completo per quei fini che Bruno Meriggi perseguiva con entusiasmo … e che erano di introdurre, con un’ampia presentazione di testi, il lettore italiano nell’affascinante problematica dell’epica bylinica.” Eppure, non è senza rimpianto che pensiamo a quanto più ricco sarebbe stato il suo contributo se l’autore avesse portato a termine quell’”apparato scientifico” che pure non era nei suoi piani. Perché Bruno Meriggi al folklore aveva dedicato studi attenti e solidi che lo avevano posto nel novero degli specialisti autorevoli. E l’originalità della sua impostazione è facilmente avvertibile anche in questa antologia: basta vedere i criteri di scelta e di suddivisione delle byline o leggere le fitte pagine (e quanto lavoro in esse!) di presentazione dei singoli capitoli. Vi emerge chiaramente il disegno dell’opera: isolare nelle byline il processo di adattamento ora alla sfera di interesse di Kiev o di Novgorod, ora una problematica individuale che umanizza l’eroe della bylina (il bogatyr’), dagli “strati che risalgono alla tradizione remota”, ad una civiltà slava, arcaica e prekieviana, dominata da principi di magia di tipo sciamanico, dai riti di iniziazione tribale, da ordinamenti matriarcali. È quest’ultimo aspetto che, ovviamente, interessa di più l’autore, ed è in questa prospettiva che il suo lavoro va letto e giudicato nei suoi risultati più convincenti (si veda, ad es., l’interpretazione delle byline di Michajlo Potyk o di Svjatogor) come anche nelle affermazioni che più si prestano a discussione. E qui basta ricordare l’interpretazione di Bojan come “antica figura di sciamano, o, comunque, di mago e depositario di un’epica orale imperniata su elementi fantastici”. Anche queste Byline, insomma, come altri importanti studi dell’autore, sono parte di quella sintesi storico-linguistica della Slavia delle originaria cui attendeva Bruno Meriggi e a cui poteva aspirare, tra gli slavisti italiani, solo lui che aveva una non comune capacità di lavoro e sapeva muoversi con sicurezza in campi tanto disparati come la linguistica e l’archeologia, la storia delle letterature e delle religioni, l’etnografia e il folklore.”
Angiolo Danti, in “Vita e Pensiero”, 3/4, 1976, pp. 389-390.
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