Ortalli G., Ravegnani G., Schreiner P.
Quarta crociata
Venezia-Bisanzio-Impero Latino
A cura di Ortalli G., Ravegnani G., Schreiner P. - Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia 2006
Scheda a cura di: Pubblici L.
Lettere ed Arti, 2 voll. pp. X-920
Sulla quarta crociata si è scritto molto, analizzando l’evento dai punti di vista più diversi e prendendo in esame le conseguenze, enormi, che essa ebbe sugli equilibri geografici, politici, economici e sociali di un’area assai vasta e diversificata. Si sono trovate molte definizioni per la crociata contro Bisanzio, la crociata deviata, incompiuta ecc. Di fatto l’evento merita l’attenzione dedicatagli dagli storici negli anni e molti sono stati i risultati raggiunti dalla ricerca per spiegarne antefatti e conseguenze.
La complessa esperienza d’Oltremare sperimentata dalle città italiane, Genova e Venezia su tutte, deve molto alla crociata del 1203-1204. Per decenni le due città si fronteggiarono sul mare cercando di erodere potere ed egemonie sul Mediterraneo orientale e sulle sue ricche terre. Si può dire che le due repubbliche trovarono nel tempo un equilibrio commerciale, assai meno dal punto di vista politico.
La Quarta crociata è stata un evento globale; mentre l’insegna di Roma entrava a Costantinopoli, consumando lo scisma del 1055 e rendendo percepibile alla gente tutta quella distanza culturale e quell’avversione che fino ad allora era stata poco più che un problema di dottrina, anche l’Europa settentrionale viveva un’esperienza simile, con i crociati che cristianizzavano il Baltico ponendo le fondamenta di un’impalcatura culturale e religiosa che sarebbe durata assai di più rispetto ai risultati che le crociate ottennero in Medio Oriente e a Costantinopoli.
L’Europa cristiana, nell’intento di cristianizzare l’Oriente, veniva progressivamente orientalizzandosi; l’Oriente, che fino a poco prima aveva rappresentato un’immagine mentale, un concetto verticale, ora diventava realtà tangibile, raggiungibile. Non si hanno notizie, benché in molti, compreso il sottoscritto, le abbiano cercate a lungo negli archivi, di italiani che siano arrivati oltre il Bosforo prima del 1206. Appare dunque evidente che la crociata sia stata determinante nell’aprire gli stretti alle navi occidentali che di lì a poco avviarono un massiccio processo di colonizzazione sulla costa del mar Nero e vi stabilirono un complesso sistema commerciale.
Appare ora, grazie all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, il frutto delle giornate di studio organizzate per l’ottavo centenario della Quarta Crociata, con la partecipazione dell’Università Ca’ Foscari e il Centro Tedesco di Studi Veneziani, tenutesi a Venezia fra il 4 e l’8 maggio 2004.
Il volume rappresenta una lodevole iniziativa corale e finalmente, verrebbe da dire. Troppo spesso ci si è cimentati con questo tema, assai complesso, individualmente e senza una vera collaborazione internazionale. Il confronto fra gli storici è sempre auspicabile, in particolare quando gli argomenti studiati investono ambiti politici e geografici estesi. Questo è il caso della crociata.
L’opera, in due volumi, raccoglie gli interventi di 28 studiosi, specialisti in diversi ambiti della bizantinistica e della storia del medioevo ed è divisa in tre parti. La prima Venezia e l’Impero Latino d’Oriente intende indagare tutti gli aspetti della crociata nei suoi effetti immediati sia prima sia dopo l’evento stesso, con i saggi di D. Jacoby, P. Gounaridis, S. Origone, G. Saint-Guillan, E. Orlando e G.Fedalto. In particolare il contributo di David Jacoby, The venetian government and administration in latin Constantinople, 1204-1261: a state within a state pp. 19-80 è un lungo e dettagliato excursus della presenza veneziana nella capitale bizantina dalla crociata al trattato del Ninfeo, che proprio nel 1261 aprì le porte del mar Nero alle navi occidentali.
La seconda parte La partecipazione europea, le reazioni, la risonanza, raccoglie i saggi di M.J. Angold, A. Kiesewetter, I. Goldstein, J. Flori, W. Malexzek, M. Gallina, B. Frale, P-.V. Claverie e L. Travaini.
La terza parte, La presa di Costantinopoli e le conseguenze per la cultura e l’arte è divisa a sua volta in tre sezioni: Fine della cultura urbana e nuova rinascita, coi saggi di L. Bossina, Z. Pogossian e G. Makris; Crociate e conquista nella memoria dei Bizantini e d’altri, coi saggi di A. Külzer, F. Schmieder, S. Bliznyuk, K. Ciggaar e N. Zorzi; Costantinopoli dopo la presa coi saggi di R. Ousterhout, A. Agir, H.A. Klein, M. Schuller e K. Uetz.
Come dicevamo, sono molti gli aspetti trattati durante il convegno e qui pubblicati. La crociata è analizzata da molti punti di vista e l’autorevolezza degli studiosi intervenuti, con la curatela di G. Ortalli, G. Ravegnani e P. Schreiner, garantisce al libro una qualità altissima.
Tuttavia mi sento di segnalare due piccole riserve: la prima è l’ordine un po’ confuso degli interventi, cosa che rende il volume poco organico in alcune sue parti. Ma si sa, è difficile fare di meglio quando si pubblicano gli atti di un convegno di queste dimensioni. La seconda è la mancanza di uno sguardo più approfondito a nord, anche se va detto che esso non manca del tutto, Barbara Frale ad esempio nel suo intervento ne parla. La crociata del Baltico appartiene a tutti gli effetti al movimento crociato e in particolare alle iniziative di inizio Duecento e quando si affronta il tema della Quarta Crociata lo si deve fare, a mio giudizio, in una prospettiva che sia la più ampia possibile.
Questo nulla toglie all’importanza del libro e c’è da augurarsi che iniziative del genere si moltiplichino, consolidando la tendenza a una collaborazione trasversale non solo geografica, ma anche e soprattutto anagrafica. Il lavoro di gruppo che riunisce giovani studiosi, entusiasti e preparati, insieme con i più esperti conoscitori delle discipline è l’unica speranza per la scienza storica del futuro.
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