Ultimo aggiornamento: 26 May 2021
Scheda a cura di: Treadgold W.
Conferma ulteriore del rinnovato interesse per la bizantinistica da parte dell’editoria italiana, il volume rappresenta la versione ridotta di uno studio più ampio che già nel 1997 Warren Traedgold aveva dedicato a Bisanzio (A History of Bizantine State and Society). Una trattazione più concisa questa, come suona il titolo dell’edizione originale, e senza dubbio destinata – precisa l’autore - “a tutti coloro che hanno meno tempo o un interesse meno specialistico per Bisanzio”. Pur nella programmatica brevità, la narrazione segue il lungo respiro delle cronache bizantine, di Skylitze o di Michele Psello, soprattutto nei resoconti delle campagne militari o nella presentazione puntuale dei numerosi personaggi che si avvicendano a corte. E sebbene l’aneddotica cronachistica non sia del tutto accolta, la lotta per il potere è inserita nella tradizionale cornice degli oscuri corridoi del palazzo di Costantinopoli, dove imperatrici ed eunuchi – come in un romanzo di Luigi Malerba - tessono intrighi ai danni di giovani sovrani, decidendo talvolta dei destini dell’impero. Si ripropone dunque, ancora una volta, la rappresentazione del mondo bizantino nel gioco dei contrasti fra luci e ombre, fra splendore e decadenza, un’idea che continua ad affascinare, ma che la recente storiografia ha ormai decostruito. Il gusto per la contrapposizione risulta già evidente nella struttura del libro e nei titoli delle sezioni che procedono per antitesi (“riconquista e crisi”, “catastrofe e contenimento”, “restaurazione e caduta”, ecc.) nonché nel principio di fondo dell’intera opera che, pur partendo dalla confutazione della teoria di gibboniana sul declino dell’impero romano, ne accoglie in effetti il criterio ultimo, laddove si afferma, per esempio, che nel III secolo a differenza della pars orientis, “la parte occidentale dell’impero, dopo una breve ripresa, cominciò di nuovo a declinare e presto crollò definitivamente”(!) L’intento narrativo prevale sulle interpretazioni, e nell’indagine delle cause consapevolmente non sono privilegiate “né le forze impersonali né le decisioni assunte dai personaggi identificabili, sebbene entrambe siano importanti”. Ne risulta un’impostazione sostanzialmente descrittiva, che non esplora peraltro i complessi meccanismi nell’esercizio del potere e i procedimenti di quella dialettica che, come ha felicemente intuito Hans Georg Beck, caratterizzava il rapporto fra gli organi costituzionali dello Stato bizantino, nonostante l’apparente fissità del modello monarchico.
Nondimeno, nella seconda parte di ogni capitolo, la narrazione dei fatti si interrompe per lasciare il passo ad aspetti di storia sociale e culturale, rivelando così la significativa novità dello studio. In queste pagine si analizzano allora i fattori di crescita economica e demografica che hanno accompagnato la storia dell’impero, la sua articolata struttura burocratica, il sistema fiscale, la gestione delle terre, il fenomeno urbano. E si dà spazio agli sviluppi culturali che hanno caratterizzato ogni epoca del lungo millennio bizantino, dalla conoscenza giuridica alla produzione artistica e letteraria. Nella persistenza della tradizione culturale, di cui Bisanzio è stata depositaria, si riconosce la vera eredità tramandata all’Europa dall’impero romano cristiano, un’eredità che “non include solo il cristianesimo, con tutto il suo sistema di etica e teologia, ma anche il principio di legalità, gli elementi di cultura classica, la filosofia, la matematica, la scienza e l’arte antica”.
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