The Cambridge History of the Byzantine Empire c. 500-1492

Ultimo aggiornamento: 25 May 2021

Shepard J.

The Cambridge History of the Byzantine Empire c. 500-1492

A cura di Shepard J. - Cambridge University Press, Cambridge 2009


Molte strade portano a Bisanzio: verso la “Nuova Roma” convergono gli interessi di numerose discipline, dall’archeologia alla storia dell’arte, dalla teologia alla paleografia. Molti studiosi, anche se partiti da obiettivi di ricerca apparentemente lontani, giungono spesso alla necessità di conoscere e di confrontarsi con Bisanzio, sia che si occupino di medioevo occidentale sia che si occupino di mondo mediterraneo o di mondo slavo. Questo volume, grazie all’ampiezza dell’arco cronologico considerato e ai ricchissimi riferimenti bibliografici, il tutto unito a una impostazione tradizionale, si offre perciò come un utile strumento di informazione e di aggiornamento per tutti coloro che vogliano avere un approccio ampio alla storia di Bisanzio. Il taglio della trattazione infatti, per ammissione dello stesso curatore, “should yeld some fresh insights to specialists in, and postgraduate students of, the Byzantine world. But it also has something to offer newcomers to the enigma variations of Byzantium”(p. 2). Per consultare il corposo volume, di circa un migliaio di pagine, non è richiesta quindi una conoscenza pregressa della disciplina, anzi lo sforzo degli autori è stato proprio quello di offrire le linee guida sulla storia di Bisanzio per un pubblico di lettori quanto mai vario, ma soprattutto per un pubblico di lingua inglese. Come dimostra anche la guida alle fonti in traduzione inglese – inserita nella parte finale dell’introduzione - la priorità linguistica è stata determinante in questa iniziativa editoriale, che si pone nel solco della tradizione delle grandi opere storiche di Cambridge.

Il problema di rendere più accessibili le fonti medievali attraverso una buona versione nelle lingue moderne è del resto di grande attualità, come dimostrano le sempre più numerose iniziative di edizione critica e traduzione di testi che negli ultimi anni si sono moltiplicate soprattutto a fini didattici. Tuttavia questo fervore ha toccato solo in parte il nostro paese, e dunque gli studiosi italiani, quando non possono accedere direttamente al greco o alle altre lingue usate dagli scrittori bizantini, sono spesso costretti a riferirsi a traduzioni in altre lingue moderne, soprattutto l’inglese e il francese.
La struttura del volume può definirsi tradizionale, nel senso che i contenuti sono stati organizzati in tre sezioni, seguendo cioè la tripartizione classica della cronologia bizantina: il periodo iniziale della storia di Bisanzio, che significativamente prende le mosse dall’epoca giustinianea (The earlier empire. 500-700); un secondo periodo che, partendo dall’età iconoclasta, arriva a comprendere i secoli centrali dell’impero fino alla Quarta Crociata (The middle empire. 700-1204) e una terza parte in cui, più che a un’idea ormai astratta di impero, ci si riferisce piuttosto al concetto di “terre bizantine” nel senso di quei territori, città e popolazioni, ancora saldamente legati alle strutture sociali, economiche e culturali di Bisanzio (The Byzantine lands in the later middle ages. 1204-1492). Inusuale, ma interessante, è peraltro la data di chiusura, che si spinge ben oltre il 1453 e arriva fino al 1492, con uno studio di A. Bryer, The Roman orthodox world (1393-1492), volutamente concentrato più sugli aspetti culturali e religiosi che non su quelli propriamente storico-politici. La scelta si pone giustamente a rappresentare uno spazio mediterraneo che, sebbene ormai quasi completamente dominato dai Turchi, era ancora caratterizzato da una significativa presenza della cristianità ortodossa ed era costellato di importanti istituzioni religiose che godevano del patrocinio di principesse cristiane mogli di sultani - come Mara Brankovic (1412-1478), figlia dell’ultimo despota di Serbia e seconda moglie di Murad II, e Maria di Doubera, matrigna del sultano Suleiman I (1520-66) – nel segno della coesistenza e della continuità delle due tradizioni religiose.
Nella scelta dei contenuti, oltre che nella struttura, si osserva dunque una volontà di percorrere una strada decisamente più ristretta rispetto all’analoga opera pubblicata da Cambridge negli anni Sessanta ovvero The Cambridge Medieval History, vol. IV: The Byzantine Empire, Cambridge 1966-67 (trad. it. Storia del mondo medievale, vol. III: L’impero bizantino, a cura di J. M. Hussey, Milano, Garzanti, 1983). In questo volume, che si può considerare a tutti gli effetti l’antesignano dell’attuale, le sezioni seguivano uno sviluppo molto diverso. Oltre a una serie di contributi attorno alla storia politica, militare ed ecclesiastica dell’impero bizantino a partire dal secolo VIII, vari capitoli erano dedicati alla definizione delle caratteristiche dei popoli e dei poteri sorti attorno a Bisanzio e da essa fortemente influenzati. La seconda parte di quel volume inoltre si articolava in utilissimi capitoli tematici dedicati ad aspetti della civiltà bizantina, quali la legge, il governo, la chiesa, la musica, le arti visive e la letteratura.
Nel volume attuale invece l’approccio tematico, che a una prima occhiata potrebbe sembrare del tutto assente, è stato realizzato attraverso una linea interna ai contributi stessi. Già nella terza parte dell’introduzione, infatti, si accenna alle nuove tendenze degli studi e agli approcci alternativi alla disciplina: tale tendenza si evince poi dalla qualità e dalla struttura dei contributi stessi del volume. In definitiva, l’approccio tematico è realizzato all’interno della trattazione e non nella struttura esterna. All’economia, ad esempio, si accenna in varie sezioni, sebbene le si dedichi un lungo studio (M. Witthow, The middle Byzantine Economy (600-1204), alle pp. 465-492), mentre alle relazioni con la Slavia sono dedicati vari contributi: S. Ivanov, Religious missions, pp. 305-332; P. Stephenson, Balkan borderlands (1018-1204), pp. 664-691; A. Ducellier, Balkan powers: Albania, Serbia and Bulgaria (1200-1300), pp. 779-802; M. Balard, Latins in the Aegean and the Balkans (1300-1400), pp. 834-851.
Non viene meno allora l’attenzione verso le diverse società, élites e poteri che a lungo termine si sono rapportate con Bisanzio, sebbene manchi uno specifico contributo dedicato ai legami fra l’impero e le terre di Rus, e ciò malgrado il curatore sia uno specialista dell’argomento (cfr. gli studi di J. Shepard - S. Franklin The Emergence of Rus, 750-1200, London and New York 1996, e più di recente J. Shepard (ed. by), The Expansion of Orthodox Europe: Byzantium, the Balkans and Russia, Ashgated Variorum, 2007). Due aree in particolare diventano invece i punti focali del confronto: innanzitutto il rapporto di Bisanzio con l’Occidente, analizzato sia negli aspetti politico-diplomatici (J. Moorhead, Western approaches (500-600), pp. 196-220; e M. McCormick, Western approaches (700-900) pp. 395-432) sia per la colonizzazione bizantina della penisola italiana (T. S. Brown, Byzantine Italy (680-876), pp. 433-464; G. A. Loud, Byzantium and southern Italy (876-1000), pp. 560-582). L’altro fronte di interesse precipuo è quello arabo, che trova spazio in due importanti contributi: quello di L. Conrad, The Arabs to the time of the Prophet, alle pp. 173-195, e quello di W. E. Kaegi, Confronting Islam: emperors versus caliphs (641-c.850), alle pp. 365-394.

Si può dunque concordare con il curatore quando sottolinea che per dimostrare l’impatto di Bisanzio su varie culture di rilevanza mondiale, quali l’Islam, l’Eurasia, i mondi slavi e l’occidente cristiano, l’importante è osservare e analizzare le interazioni piuttosto che narrare ogni singolo dettaglio già conosciuto nelle relazioni con un particolare Stato. “The importance of Byzantium to neighbouring or newly forming societies and powers emerges more clearly when their individual situations and needs are taken into account” (p. 3).