Curta F.
Southeastern Europe in the Middle Ages (500-1250)
Cambridge University Press Cambridge 2006
Scheda a cura di: Curta F.
pp. 496
Dopo il successo di The making of the Slavs. History and Archaeology of the Lower Danube region (c. 500-700), pubblicato dalla Cambridge University Press nel 2001, lo studioso rumeno Florin Curta esce con un nuovo saggio dedicato alla storia medievale dell’Europa sud-orientale dal 500 circa al 1250, un vasto arco cronologico, dunque, tra la fine della dominazione romana sui Balcani e l’invasione mongola dell’Europa orientale. Con l’intento di fornire un punto di vista sullo sviluppo storico che ha caratterizzato una regione dell’Europa scarsamente conosciuta, offre i necessari aggiornamenti sui risultati più recenti ottenuti attraverso nuove linee di ricerca: l’uso di approcci interdisciplinari, lo sviluppo dell’archeologia medievale, il rinnovato interesse per la storia della chiesa; gli studi di genere hanno in effetti ispirato nuovi approcci di ricerca nei confronti del passato medievale dell’Europa orientale.
Innanzitutto, Curta definisce le variazioni di significato dell’espressione geografica di “Europa sud-orientale” nel corso del XIX e del XX secolo; propone, poi, una visione allargata della regione europea sud-orientale durante il Medioevo che supera lo spazio geografico più specificatamente balcanico. Al criterio geografico preferisce di gran lunga quello storico e procede affermando che "[...] during the Middle Ages that part of Europe had no sharp boundaries, especially to the north. As a consequence, any serious analysis of the medieval history of the region cannot leave out those territories in the Carpathian Basin, as well as north of the Danube river and of the Black Sea, wich have never been incorporated into the Byzantine Empire [...] similarly, to the northeast, the limit is pushed into the steppe corridor stretching from the Lower Danube to the Dnieper River, to include the forest-steppe belt across the moder states of omania, Moldova, and Ukraine. Without the steppe lands to the northeast, an area from wich the Bulgar, Pecheneg, Cuman, and Mongol invasions originated, very little could be understood in term of both military and cultural history of medieval Southeastern Europe" (pp. 4-5).
Curta attraverso un’attenta analisi delle fonti scritte, archeologiche e epigrafiche, procede dunque alla presentazione del tema discusso del tardoantico, inteso come momento di frattura o piuttosto di progressiva trasformazione sociale eculturale, applicato ai territori sudorientali occupati, tra il VI e il VII secolo, da Avari e Slavi (capp. I-II); prosegue poi analizzando e descrivendo le nuove dominazioni politiche che si affermano con la scomparsa del khanato avaro come la Grande Moravia, la Croazia, la Serbia e, soprattutto, la Bulgaria di Boris-Michele (cap. III); tra il 900 e il 1000, Curta prende in esame gli effetti delle invasioni magiare e peceneghe sul panorama geo-politico sud-orientale e si occupa più specificatamente delle formazioni politiche della Croazia e della Bulgaria (cap. IV); procede poi alla presentazione dell’XI e del XII secolo partendo dal punto di vista bizantino (capp. V-VI) per poi concludere il suo saggio con la descrizione degli effetti della IV crociata e dell’insasione mongola sulla regione. Il contributo scientifico di Curta è senz’altro notevole specialmente perchè offre uno strumento agile, preciso e aggiornato per chi si occupa della storia medievale della regione. Inoltre, si aggiudica il merito di aver tentato con efficacia di proporre l’Europa sud-orientale come vero e proprio crocevia del commercio e delle rotte internazionali, e come delicato spazio di incontro (e/o scontro) tra la chiesa bizantina ortodossa e la cristianità latina. Analizzando dunque le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che hanno caratterizzato il passaggi dall’età tardo-antica all’altomedioevo, lo studio ha affrontato temi come la genesi degli stati medievali, la conversione al cristianesimo, i movimenti monastici di tradizione occidentale e bizantina e il ruolo della cultura materiale (architettura, arte, oggetti quotidiani) nella rappresentazione del potere.
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