Ultimo aggiornamento: 08 luglio 2021
Scheda a cura di: Pubblici L.
Collana: Brill's Inner Asian Library, Volume 24
Il Caucaso costituisce da secoli un’area problematica per gli storici di tutte le epoche. Stabilire l’approccio corretto per indagare una regione relativamente poco estesa e straordinariamente importante come questa nel contesto della storia mondiale è assai difficile. Il Caucaso è una terra di mezzo fra due continenti e la sua storia, sin dall’età antica, ha oscillato fra Europa e Asia senza mai collocarsi stabilmente né da una parte né dall’altra; basti pensare ai Paesi che ne costituiscono l’intelaiatura politica più coerente: Russia, Georgia, Azerbaijan, Armenia e Turchia.
Le vicende storiche che ne hanno determinata la fisionomia politica si sono succedute rapidamente favorendone la sedimentazione culturale. È questa oggi e al tempo stesso una delle sue più grandi ricchezze e la sua debolezza maggiore.
Il Caucaso ha vissuto uno dei periodi storici più positivi fra IX e XII secolo quando la Grande Armenia e la Georgia raggiunsero una stabilità politica tale da permettere loro di prosperare ed espandersi nella regione. L’invasione mongola fu una prima rottura importante in quanto intervenne proprio nel momento di massima crescita, soprattutto del regno di Georgia.
Lo studio dei rapporti fra il Caucaso e l’impero mongolo è un’operazione estremamente complessa poiché le fonti scritte sono poche e spesso richiedono grande cautela da parte dello storico che vi si avvicina. L’approccio più efficace per dipanare la complessa matassa delle relazioni mongolo-caucasiche è sempre stato quello di limitarsi alla sintesi peculiare. Questa è anche l’operazione cui si è dedicata B. Dashdondog, brava e preparata armenista, Lecturer all’Università della Mongolia, studiosa esperta benché giovane, autrice di saggi molto interessanti sui Mongoli e il Caucaso. Dashdondog, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente a un convegno bolognese alla fine del 2009, ha dedicato uno sforzo enorme a studiare i rapporti fra i Mongoli e l’Armenia nel periodo 1220-1335.
Le date scelte dall’autrice non sono casuali: nel 1220 i Mongoli passarono a sud del mar Caspio e irruppero nel Caucaso per la prima volta. Fu l’inizio della conquista a ovest per l’esercito di Gengis Khan. Questa rapida spedizione provocò uno sconquasso politico che si completò con la conquista della Grande Armenia da parte del generale Baiju all’inizio degli anni Quaranta del XIII secolo. Il termine finale della ricerca di B. Dashdondog, il 1335, è l’anno della morte dell’il-Khan Abu Said il quale si trovò ad affrontare da una parte una durissima contesa dinastica all’interno del suo regno e dall’altra una tensione crescente coi due vicini più potenti e pericolosi: il khanato di Chaghatai a est e l’Orda d’Oro a nord. In pratica le relazioni armeno-mongole, già in via di deterioramento dall’inizio del XIV secolo, si indebolirono sempre di più fino a cessare del tutto nei decenni successivi.
L’autrice ci porta in un contesto complesso attraverso un percorso strettamente cronologico affrontando temi chiave per capire l’evoluzione della storia caucasica nei secoli centrali del medioevo.
Il primo capitolo è un’introduzione in cui vengono illustrati i due ambiti geografici entro i quali si muove la narrazione: la Grande Armenia e il regno di Cilicia (pp. 31-42). Nel secondo capitolo B. Dashdondog entra nel cuore del tema analizzando le fasi della conquista mongola nel Caucaso meridionale (pp. 43-69). Il libro diventa assai interessante dal terzo capitolo, quando l’autrice tratta del comportamento del ceto dirigente armeno di fronte ai nuovi dominatori; il titolo stesso del capitolo è esplicativo della posizione in merito di chi scrive: Strategic Submissions by the Armenians (pp. 71-97). Si può concordare appieno con la teoria di B. Dashdondog in quanto ella opera una opportuna distinzione fra il comportamento di ampi strati dell’aristocrazia al potere nella Grande Armenia e fra il regno di Cilicia laddove vi fu una vera e propria State submission.
Il capitolo quarto, Mongol Administration in Greater Armenia (pp. 99-119) si concentra sulle prime prove di convivenza fra il nuovo ceto dirigente e la nobiltà locale. Di particolare interesse è il paragrafo dedicato al censo che ebbe luogo negli anni Cinquanta del XIII secolo, per iniziativa del gran Khan Mongke e di cui ci dà notizia il monaco Kirakos Ganzakets’i, autore di una preziosa cronaca. I tre capitoli successivi (pp. 121-189) si dipanano attraverso gli eventi bellici che caratterizzarono il Caucaso fra 1258 e 1295. Al capitolo ottavo (pp. 193-217) è affidata l’analisi della fine delle relazioni mongolo-armene allorquando l’il-Khan Ghazan decise di convertirsi all’Islam e impose questa strada al suo regno. Un’alleanza con il vicino cristiano non era più cosa scontata. L’autrice indaga le ragioni della fine di questa collaborazione sulla base di una solida documentazione.
La lettura di questo libro è piacevole e assai istruttiva. Scorrendo le pagine si ha l’impressione di una ricerca ben condotta e ben scritta. L’unico rilievo che mi sento di fare è la mancanza di un respiro più ampio su alcuni argomenti; ad esempio un’analisi delle conseguenze dell’invasione mongola su città e campagne nella regione considerata sarebbe stata il completamento finale del capitolo quarto, ma sono minuzie a fronte di un lavoro straordinario che merita solo elogi.
In conclusione si può decisamente affermare che la ricerca di B. Dashdondog è preziosa per molti motivi, ma due in particolare ci sembrano degni di nota: l’autrice ha compiuto un’operazione difficilissima, ovvero ricostruire la storia dei rapporti fra i Mongoli e l’Armenia in un periodo complesso, denso di avvenimenti narrati da fonti scritte in lingue diverse per comprendere le quali occorre una grande conoscenza, esperienza e molta cautela. In secondo luogo B. Dashdondog ha condotto il suo studio senza pregiudizi e con il rigore che si addice a uno storico navigato che ha a cuore il passato senza farsi troppo influenzare dal presente. In altre parole il libro di Bayarsaikhan Dashdondog colma una lacuna presente negli studi sui Mongoli e sul Caucaso e lo fa con competenza e precisione. Di questo non possiamo che esprimere all’autrice la nostra sincera gratitudine.
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https://brill.com/view/book/9789004192119/B9789004192119-s001.xml (Pdf of Preliminary Materials)