Boemia

Bohemia Böhmen Sec. X-XVI

Nella voce Boemia (DEM) Z. Bohác, dopo aver fatto riferimento alla Grande Moravia, segue la storia del regno boemo, mettendo in rilievo in tutte le sue fasi il ruolo chiave della chiesa: dalla fondazione della diocesi di Praga fino alle guerre hussite, dando rilievo in particolare ai Fratelli Boemi (v. infra). Ne risultano invece assai appannate le vicende politiche, se si esclude l’avvicendarsi delle diverse dinastie, di cui si era parlato nella voce Moravia, mettendo in secondo piano sia il ruolo del regno di Boemia all’interno del Sacro Romano impero sia gli stretti rapporti con il regno di Polonia e di Ungheria. La presenza dell’emigrazione colonizzatrice tedesca viene affrontata nei termini di bilinguismo (sic!), a cui si aggiunge un breve accenno alle conseguenze economiche. Nella presentazione dei sovrani è evidente l’orientamento agiografico (Venceslao, Carlo IV), mentre non si fa alcun riferimento allo sviluppo della cultura umanistica boema. Non poteva ovviamente mancare l’epilogo asburgico.

Di tutt’altro indirizzo è l’articolata e complessa voce Boemia (Böhmen) di F. Graus (LMA), una delle maggiori per quanto riguarda l’Europa centro-orientale, che distingue in due diverse sezioni la storia politica e la storia economica. Non è possibile entrare nei dettagli, ma si deve rilevare in particolare l’attenzione ai problemi storiografici, che aprono alla possibilità di diverse interpretazioni. Si mette in rilievo il ruolo particolare della Boemia all’interno del Sacro romano Impero, che costituisce prima un ducato e poi un regno sotto la dinastia dei Premislidi (Premysliden) sostanzialmente autonomo. La canonizzazione del re martire Venceslao (Wenzel), già nel X sec. acquista un importante significato politico nella formazione della monarchia boema. Grande rilievo è offerto all’antagonismo boemo-polacco, soprattutto nell’area della Slesia (Schlesien), alla formazione della nobiltà boema (cf. anche Landtafel v. Böhmen, registra regalia) e al fenomeno della colonizzazione tedesca sia delle città sia delle campagne (cf. Ostsiedlung, interessante soprattutto dal punto di vista storiografico con riferimento alle idee di W. Conze). Alle ricche e importanti città, a partire da Praga, si appoggiò l’autorità regale per combattere la nobiltà, che appare profondamente legata alle sue radici slave. La dinastia dei Lussemburgo impone un nuovo ordine giuridico con l’intento di superare le profonde contraddizioni della struttura sociale del regno, ma gli eventi che seguono, con la crisi economica e le guerre ussite, ne dimostrarono l’insuccesso. Si dà un’ampia lettura del movimento hussita (v. infra), di cui si percepisce appieno la valenza religiosa, nazionale e sociale. Fra le sue conseguenze politiche si sottolinea in particolare l’affermarsi della nobiltà ceca, che condusse all’isolamento della Boemia e ai conflitti con gli stati confinanti, il regno di Ungheria e di Polonia, che alla fine del Medioevo appaiono uniti temporaneamente sotto la dinastia degli Jagelloni. Alla dinastia boema dei Premyslidi (Premysliden) è dedicata una voce di raccordo, che fa da contrappeso per certi aspetti alla voce Boemia, esaltando il ruolo nazionale della dinastia, pur nei suoi diversi rami, che ebbe una rilevanza europea non solo per i suoi vasti rapporti dinastici, ma anche per l’estensione dei suoi possedimenti, in certi momenti storici ben al di là della Boemia e Moravia. La voce rimanda a quasi tutti (!) i principali esponenti dal suo iniziatore Borivoj al suo ultimo esponente Venceslao III (Wenzel III, †1305-1306), re di Boemia, Polonia e Ungheria (vedi la tabella nel vol.IX).

Di maggior respiro critico, anche se più breve, è invece la voce Premyslidi di J. Kloczowski (DEM), che coglie le analogie con altre tradizioni slave nella leggenda dell’intronizzazione e mette in evidenza i profondi legami con la storia polacca e in genere dell’Europa centro-orientale. Anche in DEM vi sono alcune voci di singoli regnanti boemi. Si presenta la biografia di Borivoj (DEM, con grafia errata!), la cui ricostruzione però si fonda su tradizioni assai più recenti, come ricorda LMA; si ripercorre la storia di san Venceslao (Vaclav), con una voce dedicata soprattutto all’importanza del culto del principe martire nella concezione della regalità in Boemia (“principe eterno”) fino all’epoca di Carlo IV, mentre nella corrispondente voce Wenzel in LMA, M. Bláhová esamina soprattutto le fonti e ricostruisce le vicende storiche e il suo culto lungo tutto il medioevo boemo, importante soprattutto per la “formazione dello stato boemo” (cf. voce Christian). Si parla anche di Boleslao (italianizzazione di Boleslav, LMA), con molti errori o imprecisioni (Russia di Kiev, Meskov I, invece di Mieszko I), in cui si sottolinea il ruolo di unificazione del paese. Occupa ovviamente un posto di rilievo Carlo IV (DEM), Karl IV (LMA), re di Boemia e imperatore del Sacro Romano impero, appartenente alla dinastia dei Lussemburgo (Luxemburg, cf. anche la tabella genealogica nel vol.IX), di cui si sottolinea il ruolo e i rapporti con le principali monarchie europee. Del periodo hussita si ricorda in particolare Giorgio di Podebrady (DEM), Georg v. Podebrad (LMA), che assurse in epoca moderna a simbolo della lotta per l’indipendenza ceca per la strenua difesa del regno dai nemici esterni, in particolare contro la crociata di Matteo Corvino, sovrano d’Ungheria, a seguito della scomunica di Pio II (non Paolo II, come afferma DEM!). Fra le città un posto particolare occupa naturalmente Praga (DEM), Prag (voce di I. Hlavácek in LMA), con la descrizione dello sviluppo della città e la fondazione dell’università (1348), la prima dell’Europa centrale. Solo Hlavácek accenna alla compresenza delle nazioni tedesche nell’università e al loro abbandono nel 1409, che segnò il coinvolgimento sempre più profondo dell’ateneo con il movimento hussita e determinò contemporaneamente la sua provincializzazione. La voce tedesca si distingue per l’ampia sezione dedicata alla diocesi.

 

Bibliografia

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J. Žemlicka, Wenzel III., in Lexikon des Mittelalters, vol. VIII, Stuttgart-Weimar 1999, p. 2190.

 A cura di D. Pierozzi

Di: Garzaniti M.
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