Sec. VII-XV
Il fiume, che dalla Foresta nera attraversando l’Europa centro-meridionale e balcanica si getta nel mar Nero, percorrendo 2.857 km, rappresenta una linea di confine e una via di comunicazione fondamentale nella storia europea. Già ai tempi dell’impero romano costituiva un’area strategica per la difesa di Roma, che ne organizzò il territorio nelle province del Norico, della Pannonia e della Mesia. Lo attraversarono le popolazioni barbariche che raggiungevano la pianura pannonica, penetrando nelle province dell’impero. Vi si istallarono gli slavi gradualmente sulla scia delle popolazioni asiatiche e germaniche per espandersi nell’Europa centrale e balcanica. Sia l’impero carolingio e ottoniano sia l’impero bizantino cercarono di riprendere almeno parzialmente il controllo del suo corso, sforzandosi di contenere le popolazioni che continuarono a premere fino all’arrivo degli ungari e di sfruttarne le potenzialità economiche e militari. Nei secoli successivi il regno ungherese ne controllò il bacino centrale fino alla battaglia di Mohács (1526), quando la Porta ottomana estese la sua influenza sull’intera area balcanico-danubiana. Per secoli il Danubio divenne il confine con l’impero asburgico. La crisi dell’impero ottomano e il suo progressivo sfaldamento non hanno mutato il ruolo determinante nella vita dei paesi che il Danubio attraversa. Con il suo corso segna i confini fra diverse nazioni, dall’Austria alla Slovacchia, dall’Ungheria alla Serbia, dalla Romania alla Bulgaria, fino all’Ucraina, e attraversa alcune capitali (Vienna, Bratislava, Budapest, Belgrado). Le trasformazioni e i conflitti nei Balcani ne hanno danneggiato profondamente la funzione di arteria commerciale, aggravando la crisi economica da cui questi paesi cercano di uscire.
Bibliografia: C. Magris, Danubio, Milano 1986; O. Katsiardi-Hering, M. A. Stassinopoulou (a cura di), Across the Danube: Southeastern Europeans and their Travelling Identities (17th–19th C.), Leiden, Boston (ma) 2016.