Eresia trilinguista

Sec. VII-XV

La Vita di Costantino ci presenta il trilinguismo quando descrive le polemiche scoppiate in Moravia e più avanti la diatriba a Venezia:

Poiché l’insegnamento divino si diffondeva, il diavolo, malvagio invidioso fin dai tempi antichi (cfr. Giovanni 8,44), non sopportando questo bene, entrato nei suoi vasi, cominciò a sollevare molti, dicendo loro: «Non si dà gloria a Dio così. Se questo gli fosse gradito, [Dio] non avrebbe potuto far sì che, scrivendo fin dai tempi antichi le lettere della loro parlata, glorificassero Dio? Egli ha scelto infatti solo tre lingue, l’ebraico, il greco e il latino, con le quali è degno dar gloria a Dio». Parlavano così i vescovi latini e franchi con i preti e i discepoli. (VC, XV, 5-8, in Garzaniti, 2005, p. 198).

Quando fu a Venezia, si riunirono contro di lui vescovi, presbiteri e monaci latini, come corvi contro un falco e sollevarono l’eresia trilinguista dicendo: «Uomo, dicci come ora hai creato i libri per gli slavi e li istruisci, mentre nessun altro prima li aveva trovati, né un apostolo, né un papa di Roma, né Gregorio Magno, né Girolamo, né Agostino? Noi infatti conosciamo solo tre lingue, con le quali è degno glorificare Dio nei libri: l’ebraico, il greco e il latino» (VC, XVI, 1-3, in Garzaniti, 2005, p. 199).

Gli oppositori alla missione cirillo-metodiana argomentavano che queste lingue erano state usate da Pilato per scrivere il cartiglio della croce. Nonostante le fonti slave parlino a questo proposito di eresia, non risulta che questa dottrina sia mai stata definita o condannata.

Bibliografia: F. Thomson, SS. Cyril and Methodius and a Mythical Western Heresy: Trilinguism, in “Analecta Bollandiana”, cx, 1992, pp. 67-122.

Di: Garzaniti M.
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