Sec. XVI-XVII
Alla morte del padre, principe (ospodaro o gospodaro) della Moldavia (1608), Petro Simeonovič Mohyla (1596-1647) si trasferì prima a Leopoli e poi a Kiev, dove si fece monaco nel monastero delle Grotte (1625). Diventato archimandrita (1627), nel 1633 fu nominato metropolita di Kiev, della Galizia e di tutta la Rus’. In stretti rapporti con la sede costantinopolitana, ma allo stesso tempo fedelissimo della corona polacca, Mohyla diventò la guida più autorevole dell’ortodossia rutena. A lui si deve la creazione, sul modello del Collegio di Vilnius, del Collegio mohyliano (Collegium Kyoviense Mohyleanum), poi Accademia, che, protetta dai cosacchi, divenne l’istituzione culturale più importante della nascente Ucraina. Vi si insegnavano la retorica, la filosofia e la teologia scolastica. Il prelato, che scriveva in slavo ecclesiastico, latino, ruteno e polacco, si impegnò non soltanto a rinnovare la liturgia con la stampa di nuovi libri, ma anche a elaborare una Confessione di fede (1640) creata sul modello delle confessioni cattoliche che, dopo qualche menda, fu approvata dai patriarchi orientali ricevendo grande diffusione nel mondo ortodosso.
Bibliografia: R. Popivchak, Peter Mohila, Metropolitan of Kiev (1633-47): Translation and Evaluation of His “Orthodox Confession of Faith” (1640), Washington dc 1975; I. Ševčenko, The Many Worlds of Peter Mohyla, in “Harvard Ukrainian Studies”, viii, 1984, 1-2, pp. 9-44; G. Brogi Bercoff, Il Collegio Mohyliano di Kiev: fra universalismo e peculiarità nazionali, in L. Vaccaro (a cura di), Storia religiosa dell’Ucraina, Milano 2007, pp. 287-318.