Riforma ecclesiastica o gregoriana

Sec. VII-XV

La riforma, maturata nel monastero di Cluny e promossa in seguito soprattutto da papa Gregorio VII (1013/24-1085), impose una serie di misure che miravano ad affrontare la grave decadenza del clero in Occidente, in cui il sistema delle chiese proprietarie (cfr. cap. 10, par. 4) aveva favorito la compravendita dei benefici ecclesiastici (simonia), considerata alla stregua di un’eresia. La lotta contro la simonia si legò in particolare con l’imposizione sempre più generalizzata del celibato sacerdotale, assai lontana dalla tradizione, e con una più rigida distinzione fra clero e laici. Nel 1197 l’imposizione del celibato prima dell’ordinazione di nuovi presbiteri nella cattedrale di Praga suscitò una sommossa popolare. Esso s’impose solo lentamente nell’Europa centro-orientale all’interno del complesso processo della lotta per le investiture e della diffusione del monachesimo benedettino riformato e dei canonici regolari, che vide triplicare nel corso del XIII secolo il numero delle loro comunità in Boemia, Polonia e Ungheria raggiungendo le trecento unità. Fra i centri più importanti della riforma emerse il monastero benedettino di Břevnov a Praga, già fondato dal vescovo Adalberto (993). 

Bibliografia: A. Vauchez (a cura di), Storia del Cristianesimo. Religione – Politica – Cultura, v: Apogeo del papato ed espansione della cristianità (1054-1274), Roma 1997 (cfr. i capitoli curati da J. Kłoczowski, in particolare p. 619).


Di: Garzaniti M.
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