Sec. VII-XV
La città di Vilnius (lit., pol. Wilno, rus. Vil’no e ted. Wilna), costruita sull’omonimo fiume, occupava una posizione strategica fra Novgorod e Mosca da una parte e Königsberg e Cracovia dall’altra. Divenuta la residenza del gran principe di Lituania Gediminas intorno alla metà del XIV secolo, alla fine del secolo acquisì il privilegio di città adottando il diritto di Magdeburgo. Dopo aver superato la minaccia dell’ordine teutonico, divenne la capitale del granducato lituano nella Confederazione polacco-lituana, sviluppando liberamente i suoi traffici e commerci. Nella città convivevano lituani e slavi di tradizione sia cattolica sia ortodossa, a cui si aggiunse la presenza di comunità tatare, tedesche ed ebraiche (tanto da essere chiamata la Gerusalemme baltica). Sul piano culturale, intensificandosi i rapporti con il regno polacco, cominciò a dominare il latino, soprattutto con la fondazione del Collegio, poi Accademia, diretto dai gesuiti (1579). Con la terza spartizione della Polonia (1795) fu annessa all’impero russo, diventando la capitale dell’omonimo governatorato. Dopo la prima guerra mondiale, a seguito di alterne vicende, fu annessa alla Polonia (1922), per poi diventare la capitale della Repubblica socialista sovietica di Lituania proclamata durante la seconda guerra mondiale (1940). A seguito del conflitto è mutata profondamente la composizione etnica della città, soprattutto a causa dello sterminio degli ebrei e dell’espulsione della comunità polacca. Dal 1991 Vilnius è la capitale della Repubblica di Lituania.
Bibliografia: L. Briedis, Vilnius: City of Strangers, Budapest 2009; S. C. Rowell, Lithuania Ascending: A Pagan Empire within East-Central Europe, 1295-1345, Cambridge 1994.