Boris Aleksandrovič Rybakov è stato autore di numerosi contributi sulla storia, l'archeologia, la religione e la cultura dei popoli slavi e della Rus’ medievale.
Biografia
Boris Aleksandrovič Rybakov nacque a Mosca nel 1908. Suo padre era un alunno del celebre storico Vasilij Klučevskij e direttore dell’Istituto Pedagogico di Mosca. Nel 1924 Rybakov si iscrisse alla Facoltà di Storia dell’Ateneo di Mosca e si laureò dopo sei anni. Negli anni ’30 Rybakov iniziò il suo iter didattico nell’Accademia dell’Educazione Comunista di Nadežda Krupskaja e nell’Istituto Pedagogico regionale di Mosca. Durante la Seconda Guerra Mondiale Rybakov si trasferì insieme con il corpo dell’Università di Mosca ad Aşgabat (Turkmenistan), dove si addottorò nel 1943 con una tesi dedicata all’artigianato della Rus’ medievale. Nel 1952 Rybakov fu nominato decano della Facoltà di Storia dell’Ateneo di Mosca. Quattro anni dopo Rybakov fu nominato il direttore dell’Istituto archeologico presso l'Accademia delle Scienze; diventò membro confermato della stessa Accademia nel 1958. Oltre al suo innegabile contributo nella ricerca della storia nazionale, Rybakov è considerato uno dei più importanti archeologi del periodo sovietico.
Le sue opere hanno influenzato generazioni di storici sovietici dopo la
Seconda Guerra Mondiale e contengono acquisizioni fondamentali sulla
vita quotidiana e sullo sviluppo socio-economico e culturale della
popolazione slava dell’Europa orientale. Rybakov ebbe un’evidente
influenza sugli studi dell’artigianato e degli interscambi commerciali
slavi grazie all’interpretazione dei risultati dei numerosi scavi
archeologici svolti sotto la sua direzione nel territorio della Russia e
dell’Ucraina odierne (Ремесло Древней Руси, 1948; “Древности
Чернигова”, 1949; Русское прикладное искусство X—XIII веков, 1971).
L'importanza del suo contributo nella ricerca del paganesimo slavo e
della cristianizzazione della Rus’ è innegabile, in particolare grazie
alle ricerche folcloristiche (Язычество древних славян, 1981; Язычество
древней Руси, 1987; Стригольники. Русские гуманисты XIV столетия, 1993).
Tuttavia, il contributo più rilevante di Rybakov è nel
ridimensionamento di una direzione storiografica, comunemente chiamata
anti-normannismo, e che richiede una spiegazione contestuale delle
dispute diffuse nella storiografia russa a proposito delle origini dello
Stato russo.
Il Racconto degli anni passati scritti
dal monaco Nestor di Pečerska nell’inizio del XII secolo, è giunto a
noi attraverso numerosi manoscritti il più antico dei quali, detto
Codice Laurenziano, risale al XIV secolo (1377). Il testoè l’unica fonte
scritta che descrive la fondazione dello Stato russo nel IX secolo e
contiene il racconto dell’arrivo da Novgorod a Kiev di un avventuriero
svedese Rurik con il suo seguito militare, chiamato da Nestor il
fondatore della prima dinastia russa. Data la mancanza di altre fonti,
una parte degli storici russi (defniniti convenzionalmente come
anti-normannisti) riconobbe il fatto dell’importazione straniera delle
basi statali nella Rus’ medievale. Tuttavia, fra gli studiosi russi
frequentemente si trovavano rappresentanti del movimento patriottico che
hanno sempre rifiutato di accettare le origini scandinave di loro
Stato, incluso il fondatore dell’Accademia delle Scienze di Russia,
Mikhail Lomonosov (1711-1765), che mise in dubbio il contenuto della
cronaca e che cercò di provare le origini slave di Rurik. Vasilij
Tatisčev (1686-1750), ritenuto il primo vero storico russo, prese una
posizione intermedia e ritenne che Rurik era di origini russo-finlandesi
(Татищев В. Н., История Российская, том I, гл. 4); la maggior parte
degli storici posteriori invece riconobbe la versione di Nestor
(Карамзин Н. М., История государства Российского, том I., М., 1988, с.
26-32; Соловьёв С. М., Сочинения, том I, М., 1988, с. 118-133;
Ключевский В. О., Сочинения, том I, М., 1987, с. 144-147; Любаевский М.
К. Лекции по древней русской истории до конца XVI века, М., 1916, с.
74-84). Con il corso del tempo, le dispute a proposito delle origini
etniche dei primi sovrani russi persero loro attualità e la versione
normannista si è progressivamente consolidata; dopo la Seconda Guerra
Mondiale però, la discussione si riprese con il nuovo vigore.
L’inizio
della Guerra Fredda spinse il governo sovietico a irrigidire il proprio
controllo sul mondo scientifico e ad avviare la cosddetta ‘campagna
contro il cosmopolitismo’. Lo scopo principale dell'iniziativa era di
diminuire ogni probabile influenza del mondo occidentale sugli
scienziati sovietici e, ufficialmente, il governo proclamò la guerra a
qualsiasi ricercatore che avrebbe cercato di sottovalutare il contributo
prevalente nello sviluppo del paese del popolo russo. Soprattutto
l’area delle scienze umanistiche fu sottoposta ad una rigida revisione
seguita dal licenziamento dei ricercatori, per la maggior parte di
origini ebraiche. La campagna ebbe un evidente carattere antisemitico e,
per esempio, gli storici del khanato di Khazaria (652 – 1016; unico
stato medievale la cui religione ufficiale era il giudaismo) furono
costretti a sottolineare l' influenza negativa della Rus’ di Kiev sulla
storia russa. In questo periodo Rybakov scrisse due articoli che
criticarono l’approccio filo-occidentale dei ricercatori del khanato
("Русь и Хазария”, 1952; "Проблема образования древнерусской народности в
свете трудов И. В. Сталина", 1952), in particolare di Mikhail
Artamonov; però, data la sua incompetenza sull'argomento, in seguito
egli si concentrò esclusivamente sulla rivalutazione delle origini
statali della Rus’.
Nel 1953
Rybakov pubblicò un articolo sulle origini del popolo russo e mise
l'accento sull’incompatibilità della tradizionale versione “normanna”
con il nuovo programma del governo ("К вопросу об образовании ядра
древнерусской народности в свете трудов И. В. Сталина", 1953); e in
seguito, la maggior parte della sua voluminosa produzione scientifica fu
dedicata alla rivendicazione dello sviluppo autonomo dei fondamenti
statali della Rus'. Nel 1982 Rybakov riassunse la sua critica del
normannismo ed elencò i punti fondamentali per contrastarlo: in primo
luogo i Normanni non erano in grado di conquistare Kiev, data
l’impossibilità di attraversare velocemente vasti territori russi, e si
sarebbero concentrati sulle scorrerie nei territori settentrionali di
Novgorod; poi, i Normanni potevano essere giunti a Kiev solo in qualità
di mercenari senza influire sulla struttura amministrativa della Rus’,
ciò sarebbe confermato anche dal fatto che il russo antico rimase la
lingua ufficiale dello Stato e non fu sostituito con lo svedese;
(Киевская Русь и русские княжества XII—XIII веков, 1982; in seguito, in
caso della mancanza di altri riferimenti, si riferisce a questa opera
fondamentale di Rybakov). L’autore propose dunque un nuovo metodo,
rivendicato fino alla morte, che consisteva nel rifiuto di basare le
ricerche esclusivamente sulle fonti scritte, le quali, secondo Rybakov,
fornivano informazioni insufficienti e metodologicamente sbagliate.
Rybakov fece ricorso alle discipline ausiliarie con lo scopo di
approvare l’esistenza delle basi statali della Rus’ diversi secoli prima
dell’arrivo della dinastia normanna. La sua ipotesi principale si
basava sull’asserzione di Stalin (“Марксизм и вопросы языкознания”,
Pravda, 20.6.1950) che, seguendo la scia di Nikolaj Marr (1865-1934),
vedeva nella lingua comune (cioè il russo) il fattore principale per la
formazione nazionale: secondo Rybakov, il popolo russo, e quindi le basi
statali della Rus’, esistevano prima e senza influenza scandinava data
l’esistenza comprovata della collettività linguistica.
Secondo
Rybakov quindi, la prima disciplina umanistica che offre la possibilità
di definire le origini più antiche del popolo russo, è la linguistica.
Basandosi sulle ricerche dei filologi sovietici degli anni '40 (per
esempio, di Аванесов Р., “Вопросы образования русского языка в его
говорах”, Вестник Моск. Ун-та. 1947, № 9, с. 109–158; “Вопросы истории
русского языка в эпоху формирования и дальнейшего развития русской
(великорусской) народности”, в Вопросы формирования русской народности и
нации. М.; Л., 1958, с. 155–191), Rybakov analizza i toponimi della
lingua proto-slava e afferma che popolazioni autoctone si fossero
stabilite nella regione intorno a Kiev (più precisamente, nelle
spartiacque della Ros' e della Sula) sin dal II millennio a.C. Dopo aver
definito il nucleo abitativo degli antenati russi, Rybakov ricorre ai
risultati degli scavi archeologici, svolti nella stessa regione, e data i
resti delle prime fortificazioni locali con il periodo cimmerico.
L'esistenza dei castelli, secondo Rubakov, comprova la stratificazione
sociale già nel VII secolo a.C., intensificata nel periodo della
dominazione scita nelle steppe ucraine: i gioielli contenuti nelle tombe
aristocratiche, databili con il VI secolo a.C., dimostrano la
formazione delle élite militari e la fondazione delle prime basi statali
già in questo periodo. Per dare più affidabilità alla propria
argomentazione, Rybakov ricorre alla testimonianza di Erodoto e trova
nella sua descrizione degli Sciti un raggruppamento di coltivatori di
terra (Scoloti), opposto alla popolazione nomade e dedito alla vendita
dei cereali nella colonia greca di Olvia (vicino all'odierno Nikolaev).
Secondo Rybakov, la menzione degli Scoloti di Erodoto è la prova
ulteriore dell'esistenza del proto-Stato russo nella regione del futuro
principato di Kiev. Tuttavia, la situazione cambia con l'arrivo nel IV
secolo a.C. dei Sarmati che oltre allo sfruttamento delle tecnologie
militari avanzate basate sulla produzione metallurgica (identificabile,
nelle regioni russe, con l'apparizione della cultura archeologica di
Zarubincy, III a.C. - III d.C.), praticano, a differenza degli Sciti,
una politica estera aggressiva e provocano la distruzione dei centri
urbani nei territori ucraini.
Una
caratteristica peculiare del metodo di Rybakov è il frequente ricorso
al materiale folcloristico, in particolare alla narrativa poetica epica
(byliny) e alle favole popolari, che possono fornire informazioni
aggiuntive ai risultati archeologici. Così, sempre secondo Rybakov, la
presenza dei personaggi femminili negativi nella poesia popolare
rispecchia la memoria collettiva del periodo tragico delle incursioni
plurisecolari dei Sarmati il cui regime sociale ebbe i tratti rilevanti
del matriarcato (nella sua opera Язычество древней Руси, Rybakov
analizza dettagliatamente il materiale folcloristico proveniente, per la
maggior parte, dalle regioni settentrionali della Russia; si veda anche
Древняя Русь. Сказания. Былины. Летописи, 1963). L'influenza del mondo
nomade in parte, ma solo in parte negativa; essa non poteva fermare lo
sviluppo sociale degli antenati russi che vissero di nuovo un periodo di
fioritura culturale nel II secolo d.C., grazie agli interscambi con
l'Impero Romano dopo la conquista di Dakia da parte di Traiano. Se anche
le fonti latine non forniscono notizie precise sulla struttura sociale
delle popolazioni insediate sulle rive del Dniepr, secondo Rybakov, i
frequenti ritrovamenti di monete romane testimoniano l'intensivo scambio
commerciale con l'Impero che doveva stimolare la crescita economica.
Infatti, il materiale archeologico (i torni da vasaio, i forni per la
fusione del ferro, le macine di pietra) testimoniano lo sviluppo della
produzione artigianale interrotto temporaneamente con le invasioni degli
Unni nella fine del IV secolo. Il processo dello sviluppo statale
culmina con l'inizio della massiccia migrazione dei popoli slavi verso i
Balcani nel VI secolo. Secondo Rybakov, Kiev, nata come una cittadella
nella vicinanza del Dniepr, diventa l'avamposto delle invasioni slave
data la sua ubcazione geografica, ovvero alla confluenza dei fiumi più
importanti (Dniepr, Berezina, Sož, Prip'at', Desna e Teterev; Первые
века русской истории, 1964). Con l'arrivo del VII-VIII secolo la regione
di Kiev visse il periodo del pieno sviluppo statale con la conseguente
stratificazione sociale, testimoniata con un ricco materiale
archeologico, spesso di origini bizantine, il quale dimostrerebbe
l'esistenza di un'intensa attività commerciale con l'Impero orientale
attraverso le relazioni commerciali e militari. ( “Поляне и северяне”,
1947; "Древности Чернигова", 1949; “Древности русов”, 1953).
La
maggior parte della produzione scientifica di Rybakov è dedicata allo
scopo di rintracciare lo sviluppo statale della Rus' nei periodi più
remoti (con la tendenza di approvare la possibilità della fondazione
dello Stato nei tempi antichi, resa impossibile con le invasioni nomadi)
e di presentare il nuovo metodo (chiamato retrospettivo dallo stesso
autore) di scrivere la storia senza il ricorso particolare alle fonti
scritte. Rybakov non nega nelle sue opere l'utilità delle cronache, ma
richiede un approccio critico alle affermazioni degli autori che le
hanno prodotte. Il caso del Racconto degli anni passati, il cui
contenuto era fondamentale per la teoria normannista, è l'esempio
migliore secondo Rybakov. Egli sostiene che la paternità di Nestor della
cronaca sia innegabile; essa però fu sottoposta a redazioni posteriori
durante il principato del figlio di Vladimir Monomakh, Mstislav
(1076-1132), proveniente da Novgorod e quindi di orientamento
filo-occidentale. Secondo l'ipotesi di Rybakov, Mstislav cambiò il
contenuto della cronaca con l'intenzione di dimostrare il ruolo
secondario di Kiev nella costruzione dell'identità nazionale nei
confronti di Novgorod. Il Racconto dunque, secondo l'interpretazione di
Rybakov, non solo deve essere considerato come una fonte secondaria per
il periodo della creazione della prima dinastia della Rus', ma
addirittura deve essere rifiutato, poiché fornisce informazioni
sbagliate.
Bibliografia
La produzione scientifica di Rybakov è enorme. In questa sede ci limitiamo alla menzione delle sue monografie più importanti e degli articoli citati nel profilo.
Monografie
Радзімічы, Працы секцыі археолёгіі Беларускай, Москва: Издательство Академии Наук, 1932.
Ремесло Древней Руси, Москва: Издательство Академии Наук, 1948.
Древняя Русь. Сказания. Былины. Летописи, Москва: Издательство Академии Наук, 1963.
Первые века русской истории, Москва: Издательство Академии Наук, 1964.
Русские датированные надписи XI-XIV веков, книга-альбом из серии "Археология СССР. Свод археологических источников", Москва, 1964.
Русское прикладное искусство X–XIII веков, Ленинград: Аврора, 1971.
«Слово о полку Игореве» и его современники, Москва, 1971.
Русские летописцы и автор «Словa о полку Игореве», Москва, 1972.
Русские карты Московии XV - начала XVI века, Москва: "Наука", 1974.